
Prelibatezze polacche legate alla vigilia di Natale
In Polonia le tradizioni legate alla cena della vigilia di Natale sono tra le più caratteristiche e le più amate. Sebbene alcuni piatti siano ormai un po’ dimenticati, in molte case viene ancora rigorosamente rispettato il numero di pietanze sulla tavola della vigilia o il loro significato simbolico, nonostante alcune piccole variazioni nel menu, anche a seconda della regione e delle tradizioni familiari.
Oggi tutti vi diranno che sulla tavola polacca della vigilia ci devono essere 12 piatti, ma nel XIX secolo i numeri erano completamente diversi. Si credeva che un numero dispari di piatti assicurasse la fortuna, quindi – a seconda della ricchezza della famiglia – ce n’erano 7 (come i 7 giorni di una settimana), 9 (come i 9 cori degli angeli) o addirittura, nelle case dei magnati, 11. Il numero di dodici piatti praticato oggi si riferisce ai 12 mesi dell’anno e ai 12 apostoli. Per assicurarsi la buona sorte nell’anno a venire, è essenziale assaggiarli tutti!

Pierogi e kompot a base di frutta secca Fot. Canva
In passato nel giorno della vigilia di Natale si digiunava di mattina, mangiando un solo pasto prima della cena, anche se fra i piatti della vigilia non c’erano i di piatti di carne. Nonostante questo giorno non sia più formalmente un giorno di digiuno dalla carne, da circa una decina d’anni, la tradizione di una cena della vigilia senza carne è ancora praticata nella maggior parte delle famiglie.
È possibile sedersi a tavola solo quando nel cielo appare la prima stella, che simboleggia la stella di Betlemme. Prima dell’inizio della celebrazione si condivide l’ostia, come segno di armonia e di augurio. In molte case si prega, si leggono i passi delle Scritture relativi alla nascita di Gesù e si ricordano i defunti, per i quali viene allestita una posto libero.
Un posto in più viene anche preparato in vista di un possibile ospite inatteso che potrebbe bussare alla nostra porta la sera stessa, perché nessuno dovrebbe essere solo in quel giorno.
La tavola deve essere coperta con una tovaglia bianca, sotto la quale spesso si mette del fieno – come riferimento alla stalla di Betlemme dove nacque Gesù, ma soprattutto per garantire un buon raccolto nell’anno successivo. Ancora oggi, in molte famiglie rurali, il fieno viene usato per coprire gli alberi da frutto e i cespugli e per lanciarli in alto verso il soffitto, in modo che il grano possa crescere altrettanto in alto. Ok, ma quali piatti vengono serviti?

Carpa fritta Fot. Canva
I piatti più popolari includono il borsch con uszka – orecchiette (dei piccoli ravioli con verza e funghi), le carpe fritte o al forno, i crauti cotti con i funghi o i piselli secchi, la frutta secca (ad esempio in una bevanda a base di frutta chiamata kompot), le tagliatelle con i semi di papavero, la torta di semi di papavero o la kutia (un dolce a base di mirtilli, semi di papavero e miele con la frutta secca) – a seconda della regione.
È importante che i piatti siano preparati con i doni del campo, dell’orto, del frutteto, della foresta e dell’acqua, e con ingredienti difficili da contare, come i semi di papavero, i piselli, le semole, le fave – per garantire l’abbondanza.
Ognuno di questi ingredienti ha un proprio significato simbolico. Il pesce, ad esempio, oltre ad essere un simbolo importante per i cristiani, simboleggia una nuova vita e la carpa stessa simboleggia la longevità. Molti nascondono le squame di carpa essiccate nel portafoglio dopo la vigilia di Natale per non rimanere senza soldi.
In molte case, accanto alla carpa compare anche l’aringa, simbolo del digiuno e dell’attesa. Un modo comune di preparare questo pesce è “l’aringa in camicia”, un’insalata a strati in cui l’aringa è ricoperta da una soffice trapunta di maionese, verdure e uova.
Servito in vari di modi, il cavolo simboleggia il potere vivificante: non c’è da stupirsi che venga consumato sottaceto, bollito o anche crudo, con i funghi, i piselli, con la frutta secca, o come ripieno degli gnocchi e dei ravioli.
Da non perdere anche i funghi in varie forme, che rappresentano i doni della foresta. Sono considerati „magici”, „di un altro mondo”, e quindi simboleggiano un legame con il mondo dei morti, assicurando alla famiglia la fortuna.
Secondo le antiche credenze, anche i papaveri hanno proprietà simili e simboleggiano l’abbondanza e la fertilità. Vengono quindi preparati diversi dolci con i semi di papavero o dei piatti a base di farina con delle miscele di papavero e miele: la kutia, le tagliatelle con i semi di papavero (łazanki), o delle torte con i semi di papavero.

La zuppa di mandorle dolci Fot. Canva
Anche i piatti caratteristici di determinate regioni sono degni di nota: le zuppe, ad esempio, sono sorprendenti. Tra questi, ad esempio, la moczka e la siemieniotka della Slesia – la prima è una zuppa dolce a base di pan di zenzero tritato, frutta secca e noci, la seconda di semi di lino; la zuppa di mandorle dolci di Małopolska e la faramuszka – una zuppa conosciuta all’Est, a base di birra e di mollica di pane.
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