La confusione del Nobel della Szymborska

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Gli amici di Wisława Szymborska erano soliti scherzare sul fatto che probabilmente era l’unica poetessa al mondo a non voler vincere il Premio Nobel. Eppure, nell’ottobre del 1996 il telefono squillò e un attimo dopo cominciarono ad arrivare innumerevoli fax e chili di lettere. Wisława Szymborska, la „poetessa di Cracovia”, era stata insignita del Premio Nobel per la letteratura. E la sua vita si capovolse.

Maria Wisława Anna Szymborska è nata il 2 luglio 1923 a Kórnik, vicino a Poznań, ed è morta il 1° febbraio 2012 a Cracovia, dove ha trascorso la maggior parte della sua vita.

Quest’anno ricorre il centenario della sua nascita e sarà l’Anno della Szymborska in Polonia.

Il nome „Maria” le veniva rivolto solo da bambina, poi decise di invertire l’ordine dei nomi e di usare quotidianamente „Wisława”. La piccola Maria guadagnava soldi con le sue poesie, ricevendo dal padre centesimi simbolici. La grande Wisława decise di dividere il denaro ricevuto dal Premio Nobel con organizzazioni che sostenevano i malati o gli scrittori in difficoltà.

Szymborska sperava che il clamore del Nobel durasse solo un anno, fino all’apparizione del vincitore successivo, ma scoprì che il Nobel si riceve per tutta la vita.

Così ha ricominciato a organizzare tutto da capo. Con l’aiuto di simpatici professori di letteratura e di un segretario assunto su loro raccomandazione, Michał Rusinek, riuscì a organizzare il viaggio per ricevere il premio e a gestire la corrispondenza proveniente da ogni dove.

Dal libro di Rusinek, „Nic zwyczajnego” („Niente di ordinario”), apprendiamo che, sebbene si trattasse per lo più di congratulazioni, ben presto comparvero nuove categorie: richieste di sostegno finanziario, o addirittura la categoria dei „matti”, che raccoglieva, ad esempio, lettere di persone che fingevano di essere parenti lontani e dimenticati. Come nota Rusinek, le persone le scrivevano come „Regina della Poesia”, „Venerabile Madre della Poesia”, „Sapho Nadwiślańska (e non solo – di Tutti i Fiumi)”, ma anche, ad esempio, „Amabile Signora Wiesiu”.

Ci sono stati anche inviti insoliti: a un congresso di cardiologi (perché la sua poesia può lenire i cuori) o di fisici, e persino un invito a scrivere canzoni per Edyta Górniak o – a nome dei giovani e dello Spirito Santo – a creare una poesia per il Santo Padre in occasione dell’incontro nazionale dei giovani.

Sapeva declinare con grazia questi inviti insoliti, così come non si faceva scrupoli a sottrarsi alle risposte dei giornalisti. A qualcuno rimandava la risposta in autunno, quando il poeta aveva avuto il tempo di pensarci; a qualcun altro autorizzava la cancellazione di tutto ciò che aveva detto, tranne una frase; a qualcun altro ancora diceva che aveva già rilasciato un’intervista nel 1975 e che da allora non aveva più nulla da dire.

Era anche in grado di dire che una domanda era così buona da meritare una risposta sotto forma di poesia – e questo era certamente il suo modo preferito di comunicare con il mondo.

Wisława Szymborska in italiano

Il nome della Szymborska è diventato uno dei più riconoscibili nel campo della letteratura, non solo in Polonia, ma anche nel mondo.

Grazie alle sue traduzioni in italiano, probabilmente ogni sardo almeno un po’ interessato alla poesia ha sentito parlare di lei, e c’è persino chi la cita d’un fiato tra i polacchi più famosi – accanto al Papa, a Wałęsa o a Lewandowski (anche se la pronuncia del suo nome e cognome crea qualche problema).

Il suo stile riconoscibile, la sua volontà di attingere a temi quotidiani, il suo senso dell’umorismo, la sua ironia, la scelta accurata delle parole e l’attenzione al loro suono fanno sì che le sue opere non possano essere confuse con quelle di nessun altro. Nonostante ciò, alla fine degli anni ’90, una poesia erroneamente attribuita a lei, „Jak ja się czuję”, si rivelò scritta da un membro della sezione di Wadowice dell’Associazione Polacca dei Ciechi. Gli amici della Szymborska e gli esperti del suo talento ritennero immediatamente che non poteva essere stata scritta dalla Szymborska (alcuni, tuttavia, telefonarono per accertarsene!), ma molti polacchi furono „ingannati”.

Wisława Szymborska ha pubblicato 14 libri di poesia e 9 raccolte di poesie, oltre a rubriche, limerick o collage e disegni. I suoi libri sono stati tradotti in 42 lingue, il che la colloca tra gli autori polacchi più tradotti.

Se non avete avuto tra le mani le sue poesie per molto tempo, vale la pena di recuperarle nell’Anno della Szymborska!

Nulla due volte

Nulla due volte accade
né accadrà. Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.

Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.

Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.

Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.

Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma che cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?

Perché tu, malvagia ora,
dài paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la bellezza.

Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.

Volete saperne di più?